Comunicati stampa

27.03.2015 Lectio Magistralis sul tema: La Commedia di Dante, dalla lettura per obbligo alla lettura per piacere

Venerdì 27 marzo l’Università “Dante Alighieri” ha ospitato il primo di una serie di incontri organizzati con la Società “Dante Alighieri”, la Fondazione “Amici della Dante” e il “Rhegium Julii” in occasione del settecentocinquantesimo anniversario della nascita di Dante. Ad aprire l’iniziativa è stata una lectio magistralis di Luca Serianni, uno dei più illustri linguisti italiani, vicepresidente della “Società Dante Alighieri” e responsabile del Polo Linceo della Calabria per la scuola.

Declamando e commentando passi noti e meno noti della Divina Commedia, Serianni ha mostrato ai numerosi presenti come si possa passare da una lettura “per obbligo” del testo dantesco a una lettura “per piacere”; al tempo stesso, tuttavia, ha messo in guardia dalla ricerca di suggestioni e significati estranei alle intenzioni del poeta. La lectio è iniziata proprio con un richiamo al rigore filologico: in modo apparentemente paradossale, Serianni ha affermato che non esiste una lingua di Dante; il poeta, infatti, non ci ha lasciato autografi, ed è dunque possibile considerare sicuramente “di Dante” solo le forme che compaiono in rima.
Una corretta interpretazione del testo della Commedia è suggerita dal linguista per quanto riguarda l’uso dei registri: l’alternanza tra uno stile “tragico”, solenne, e quello comico-realistico (che si spinge fino al ricorso al turpiloquio) non ricalca meccanicamente la contrapposizione tra l’altezza del Paradiso e le bassezze dell’Inferno; per esempio nel Paradiso, in canti come il XXVII e il XXIX, si parla, rispettivamente, di “cloaca del sangue e della puzza” – con riferimento alla Chiesa – e di persone che “son peggio che porci” – all’indirizzo dei frati questuanti di Sant’Antonio. Il carattere fortemente realistico di queste espressioni –  spiega Serianni – è funzionale a un’aperta denuncia degli scandali interni alla Chiesa, di cui Dante vuole far risaltare la gravità.
Accanto all’alternanza dei registri, una modalità stilistica di cui si avvale Dante per porre in evidenza ciò che gli sta a cuore è spesso l’uso di particolari similitudini. Serianni cita alcune delle numerosissime similitudini presenti nella Commedia, tra cui quella delle colombe dal disio chiamate (canto V dell’Inferno): la scelta delle colombe appare a prima vista difficilmente spiegabile, dal momento che questi uccelli, nell’immaginario medievale, erano simbolo di semplicità, e non certo di lussuria; d’altra parte è possibile interpretare questa scelta alla luce del particolare coinvolgimento emotivo di Dante di fronte alla sorte di Francesca, dimostrato dallo svenimento del poeta alla fine del canto.
Serianni fa capire dunque, partendo dalla concretezza degli esempi, come l’autore della Commedia si avvalga dei registri e dello stile per dare risalto a ciò che più gli interessa comunicare al lettore. La lectio si conclude con un omaggio alla presenza di Reggio Calabria nella Commedia: gli ultimi versi commentati sono quelli in cui Dante menziona Bari, Gaeta e Catona (canto VIII del Paradiso).

 

BilerChildrenLeg og SpilAutobranchen

Questo sito utilizza un cookie tecnico per consentire la corretta navigazione. Confermando accetti il suo utilizzo. Per saperne di più, consulta l'informativa estesa.